giovedì 3 gennaio 2008

Frustrazione ad Harrisburg

Lo scorso 15 dicembre, ad Harrisburg, in Pennsylvania, si è svolta la terza edizione di "Indip/all", un piccolo meeting sull'arte indipendente che sembra riservare attenzione particolare al settore teatrale.

Ero lì per altro. Ma sono entrato; e devo dire di aver ascoltato qualcosa di interessante.

Il regista di una compagnia di Scranton - non esattamente amatoriale mi pare d'aver capito - è intervenuto nel contesto di una discussione relativa allo stato dell'arte drammatica nella East Coast, proponendo un confronto con il nostro Paese.

Più o meno ha detto qualcosa del genere:
"Fino agli anni Sessanta la tradizione teatrale italiana, così come quella di altre scuole europee, era d'esempio; ma andate ora in Italia. Io ci sono stato tre volte negli ultimi anni. E ogni volta sono andato a teatro e ho visto i loro film. magari sono stato sfortunato. Ma la situazione è deprimente. Un mio amico, studioso dell'arte italiana, un famoso gallerista di York, continua a ripetermi da anni che non dobbiamo lamentarci troppo della situazione dell'Est; perchè comunque il peggiore attore di Lackawanna sarà sempre migliore del migliore attore italiano. Forse il mio amico esagera. Ma fatevi un giro in Italia: il teatro è morto da parecchi anni e gli attori di formazione sono stati banditi quasi senza eccezione. Date retta a me: fatevi un giro in Italia. E poi tornate a guardare quello che facciamo qui".

Per la cronaca, nessuno ha fischiato questo intervento.
Io me ne sono andato dieci minuti dopo.
Il problema è che sono andato via soprattutto perchè non avevo nulla da ribattere.
E' stato frustrante. Anche per il mio sopitissimo orgoglio nazionale.


1 commento:

vaccamobile ha detto...

adesso non esageriamo:
noi abbiamo la De Filippi che sforna attori straordinari.....................