domenica 27 dicembre 2009

*CLEMENTI-PISTOIA / "BEN HUR"

Il giorno della vigilia di Natale, un amico ci scrive due righe. Ci scrive due righe che cadono a fagiolo:

Qualche ora fa, la mia conoscente XY ha postato il seguente commento su Facebook: "XY vi consiglia BEN HUR al Teatro Sala Umberto". Siccome so più o meno di cosa si tratta e siccome avevo già visto la locandina ho risposto una cosa del genere: "Beh, sì, in effetti... sembra proprio imperdibile...". Un attimo dopo il mio commento è stato cancellato dalla stessa XY con la seguente motivazione: "Era un commento cattivo!"...
Nulla di grave, ovviamente. Anche se tecnicamente non si trattava nè di un commento, nè di qualcosa di cattivo. Ma vorrei girarvi e sottoporvi qualche considerazione in merito:
1) sembra che - almeno nell'ambiente teatrale romano - più uno faccia spettacoli comici, meno sia disposto ad accettare l'ironia (vi ricordate il commento di Battista cui voi stessi dedicaste un post tempo fa?; ...ma a me è successo anche di essere minacciato da un regista "comico" cui avevo dedicato una recensione non proprio positiva...);
2) pare che questa gente - parlo sempre dell'ambientino del teatro comico romano - necessiti solo e soltanto di consenso popolare; un consenso di risate grosse che la rende immune (e insofferente) a qualsiasi tipo di critica (non vi ricorda il premier?);
3) il vecchio adagio "la gente vuole ridere" sta finalmente riuscendo a raggiungere l'obiettivo centrale: distruggere quel che resta del teatro italiano [e non si vengano a tirar fuori, come spesso accade in questi casi, Fabrizi o Petrolini: quelli erano artisti di classe, consapevoli dei meccanismi della comicità, di quelli del sociale, di quelli della cultura nazionale, di quelli della vita; quelli erano artisti cui nessuno degli attori brillanti romani viventi e operanti sarebbe degno di allacciare i sandali];
4) date un'occhiata a questo video su youtube:





E' una sorta di presentazione del suddetto BEN HUR. Ascoltate le analisi finali di tale Paolo Triestino. Ma non vi sembrano gonfie di un'arroganza irreale? Ma davvero si può pensare ad un teatro moderno ragionando lungo gli assi cartesiani di noia e risata?

Ho trovato questo commento sulla mia casella di posta. Di notte. Ero appena stato a teatro. Avevo appena visto "Ben Hur", qui a Roma, alla Sala Umberto.
Mi è venuta voglia di scriverne due righe:

BEN HUR
di Giovanni Clementi
regia di Nicola Pistoia
con Paolo Triestino, Nicola Pistoia e Elisabetta De Vito
scene: Francesco Montanaro
costumi: Isabella Rizza
visto a Roma
Teatro Sala Umberto
dicembre 2009
---------------
Sergio, interpretato da Nicola Pistoia, che firma la regia dello spettacolo, è uno stuntman caduto in disgrazia dopo un avvio eccellente niente di meno che con Spielberg nel film “Salvate il soldato Ryan”. Oggi si ritrova infortunato e in attesa di risarcimento; così per sbarcare il lunario si arrangia a posare, vestito da centurione per i turisti che passano davanti al Colosseo. Sua sorella Maria (Elisabetta De Vito) è separata, per arrotondare gli spiccioli del fratello è costretta a lavorare in una chat erotica.
A rompere il tran tran quotidiano arriva Milan (Paolo Triestino), ingegnere bielorusso con tanta voglia di lavorare. Per mandare soldi alla sua famiglia, Milan si arrangia a far tutto, anche a sostituire Sergio nel ruolo di centurione.
---------------
Si tratta di uno spettacolo ben costruito, ben lavorato, ben confezionato. L'esperienza dei protagonisti, affiatati e perfettamente a loro agio, assicura ritmo e tempi comici perfetti. La macchina funziona. La gente ride. Fuori dal teatro è Natale.

Cos'altro dire?

Ha senso dire che, tornando a casa, vengo assalito e avvolto da una tristezza profonda quanto inspiegata? Ha davvero senso dire una cosa del genere all'interno di un giudizio critico?

Certo che ha senso. Consenso Teatrale, tra mille difficoltà, è nato con lo scopo di sottrarsi alla prassi della recensione allieneata.

E allora - non in teatro; ma a casa, ore dopo - questo spettacolo (come decine di altri spettacoli di cui, tra qualche giorno, confonderò nomi, titoli e situazioni) mi provoca un deciso senso di nausea.

Cosa rimane di questo spettacolo? E perchè si può accettare che di uno spettacolo teatrale non rimanga niente?

L'amico anonimo di cui ho riportato la mail, mi segnala un commento dell'attore Paolo Triestino; lo ricopio: "I danni che fanno gli spettacoli brutti sono inenarrabili, soprattutto quelli fatti per i ragazzi, per le scuole... li portano a vedere spettacoli noiosi, interminabili... poi tutti (quei) ragazzi non andranno più a teatro in vita loro: e questo è un peccato. Uno spettatore bruciato, scottato, prima che rivada a teatro, ce ne vuole..."

Non sono d'accordo con il caro mittente (che saluto e ringrazio per gli spunti) quando riscontra in questo commento "arroganza irreale"; dov'è l'arroganza?... Ma sicuramente sono d'accordo con lui quando si chiede: "Ma davvero si può pensare ad un teatro moderno ragionando lungo gli assi cartesiani di noia e risata?"

Come si chiude una non-recensione come questa?
Forse ancora con il buon Triestino; che avverte:
"C'è da dire che mentre un film brutto, sì, ti fa arrabbiare ma non più di tanto... uno spettacolo brutto è proprio un amico che ti tradisce"

Il guaio è che il tradimento reiterato è diventato prassi; e nessuno ci fa più caso.