domenica 24 giugno 2007

Dice Lavia

Da La Stampa del 16/3/2007:
"I contributi per il teatro non sono mai stati contributi: sono stati elemosine, perchè il potere non ama il teatro. Anzi, se lo amasse, vorrebbe dire che quello che noi chiamiamo teatro non sarebbe più teatro, ma un'altra cosa. Se il teatro è teatro deve mettere in crisi il potere. Ecco perchè il potere non ha mai aiutato il teatro e neppure la cultura in genere. A parole si riempie la bocca di cultura e di buoni propositi. "Faremo... Daremo...". Nei fatti, questa cosa che è la più importante creata dall'uomo nella sua storia, l'arte voiglio dire, è umiliata continuamente. La scienza è importante, ci aiuta a progredire concretamente. Ma è col pensiero che l'uomo davvero si eleva. Ecco perchè credo che, finchè ci sarà l'uomo, ci sarà il teatro". (Gabriele Lavia)

sabato 23 giugno 2007

la Chiesa Cattolica contro Ruckert


CITTA’ DEL VATICANO - Nell’ambito della programmazione della Biennale Danza è previsto per il 27 e 28 Giugno lo spettacolo blasfemo e anticristiano Messiah Game del coreografo tedesco Felix Ruckert. Messiah Game propone una versione masochistica e orgiastica della Passione di Gesù Cristo, dall’Ultima Cena alla Crocifissione, letta in chiave autolesionistica e pornografica. Un gravissimo attentato contro i milioni di Cattolici italiani, ma soprattutto contro la divina Persona del Santissimo Salvatore, che i Cristiani adorano come loro Dio. La Lega Cattolica Antidiffamazione lancia un appello alla Chiesa, a S.E. il Cardinale Patriarca di Venezia, ai Sacerdoti e a tutti i Cattolici affinché sia immediatamente coordinata un’attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di ricorso alla legge, per impedire che ancora una volta si offenda e si oltraggi Nostro Signore Gesù Cristo, la cui Passione e Morte sono state il prezzo della nostra Redenzione. La Presidenza della Lega Cattolica Antidiffamazione chiede alle Istituzioni pubbliche di stigmatizzare senza esitazione alcuna questo spettacolo blasfemo, ritirando ogni forma di sostegno, patrocinio e finanziamento alla Biennale Danza. Chiede parimenti alla Biennale Danza di annullare definitivamente lo spettacolo, prendendo le dovute distanze da chi usa l’arte – ammesso che si possa chiamare tale – come alibi per vilipendere impunemente il Dio dei Cristiani. Chiama inoltre a raccolta chi voglia partecipare attivamente alle iniziative di protesta e di denuncia che verranno intraprese.

venerdì 8 giugno 2007

i finalisti di Scenario 07

- Assunta Pertuso (e le splendide illusioni dell'amore) / AbeleCaino (Roma)
- Made in Italy / Babilonia Teatri (Verona)
- Satyricon - la rivolta della Generazione X / Antonio Calone (Napoli)
- Rita / Raffaella Giancipoli (Ruvo, Bari)
- CrisiKo! / Gli Omini (Stia, Arezzo)
- La strada ferrata / Isola Teatro (Roma)
- C.P.T. - 70% di acqua / Mattatoioscenico (Gorizia)
- La timidezza delle ossa / Pathosformel (Venezia)
- Mamur / Isabella Ragonese (Palermo)
- Verranno a prenderti / TeatrAria (Roma)
- Desideranza / Teatrialchemici (Palermo)
- Ilir. Gli albanesi si occupano dei pomodori /G.Tushaj - F.Piliego (Parma)

info: www.associazionescenario.it

martedì 5 giugno 2007

*GIULIO STASI / "SOLE NERO"

SOLE NERO
diretto e interpretato da Giulio Stasi
traduzione Daria Sanminiatelli
adattamento Alice Calabresi
training e regia di movimento Annalisa Aglioti
aiuto regia Alice Calabresi e Francesco Marino
scene Antonio Belardi
luci Giuseppe Falcone
musiche a cura di Giovanni La Gorga e Andrea Merlini
visto a Roma
teatro Cometa-off
maggio 07
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Una rapina. Uno schizzo di vetriolo negli occhi. Il buio. Per Hugues de Montalembert, pittore e regista, è la più crudele delle disgrazie. Eppure con fatica e con dolore, con amore e con orgoglio Hugues non rinuncia a niente. Nel suo nuovo mondo senza luce impara a muoversi tra suoni e profumi. Costretto ad abbandonare pennelli e macchina da presa, si serve delle parole. E racconta la sua stra-ordinaria rivincita sul destino.
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Spettacolo appassionato e un po' naif, questo "Sole Nero", che distende la propria anima e il proprio corpo sull'autobiografia di Montalembert. La storia, di per sè, è una metafora. Bellissima e straziante. Lo spettacolo, che pure sembra contenere qualche ingenuità, segue l'onda emotiva del racconto senza mai - e questo è il pregio migliore - cadere nella banalità della disperazione rappresentata. Come un bisturi che deve fare il proprio lavoro, che deve avanzare e tagliare senza potersi preoccupare di neint'altro, "Sole Nero" traccia e segue il proprio percorso, con estrema coerenza. Forse manca un po' di ritmo, forse qualche idea di regia in più avrebbe aumentato spessore e coinvolgimento. Ma si capisce bene che l'intento di Giulio Stasi consista soprattutto nella cessione incondizionata del proprio lavoro ai doveri (più che alle necessità) della pagina scritta.
Con queste premesse normalmente mi irriterei e mi stancherei. Ma stavolta non succede affatto.
Seguo il discorso, ascolto le parole. Mi viene voglia di andare a comprare il libro di Montalembert.
Stasi sceglie una frequenza bassa, costante, continua. Anche un po' soporifera, a dire il vero. Ma ci vuole poco a capire che si tratta di una scelta ponderata. Serve a scarnificare, serve a pulire l'osso dal muscolo, senza far male. Anzi: senza dare l'impressione di aver fatto male.

domenica 3 giugno 2007

*ANDREA BARACCO / "FILOTTETE"

Associazione Culturale ITERMINI
FILOTTETE
di Andrea Baracco e Claudio Storani

regia di Andrea Baracco
con Amanda Cicchi, Giandomenico Cupaiuolo, Roberto Manzi, Alessandra Paoletti, Giacomo Pecchia, Giacomo Vezzani
visto a Roma
teatro Cometa-Off
maggio 07
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Si tratta di un lavoro pieno di cose buone. Forse troppo pieno di cose buone. Anzi, più in generale, troppo pieno di cose.
Non credo che comunque si possa essere in disaccordo con chi dice che questo Filottete sia uno spettacolo squilibrato. Da una parte ci si infanga, ci si sputa addosso, ci si scopa, quasi. Dall'altro si piazzano, come fiorellini strausurati, le melodie rassicuranti di Amelie.
Come dire: ti faccio vedere che so rischiare ma soprattutto ti tranquillizzo.
Paradossi.
Gli attori non sono male (un po' stonati, semmai, di tanto in tanto); ma lo spettacolo annoia abbastanza e, cosa grave, lo fa in modo compiaciuto.
Non si può dire troppo male di un lavoro che comunque fatica, suda, propone.
Ma che palle.