martedì 5 giugno 2007

*GIULIO STASI / "SOLE NERO"

SOLE NERO
diretto e interpretato da Giulio Stasi
traduzione Daria Sanminiatelli
adattamento Alice Calabresi
training e regia di movimento Annalisa Aglioti
aiuto regia Alice Calabresi e Francesco Marino
scene Antonio Belardi
luci Giuseppe Falcone
musiche a cura di Giovanni La Gorga e Andrea Merlini
visto a Roma
teatro Cometa-off
maggio 07
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Una rapina. Uno schizzo di vetriolo negli occhi. Il buio. Per Hugues de Montalembert, pittore e regista, è la più crudele delle disgrazie. Eppure con fatica e con dolore, con amore e con orgoglio Hugues non rinuncia a niente. Nel suo nuovo mondo senza luce impara a muoversi tra suoni e profumi. Costretto ad abbandonare pennelli e macchina da presa, si serve delle parole. E racconta la sua stra-ordinaria rivincita sul destino.
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Spettacolo appassionato e un po' naif, questo "Sole Nero", che distende la propria anima e il proprio corpo sull'autobiografia di Montalembert. La storia, di per sè, è una metafora. Bellissima e straziante. Lo spettacolo, che pure sembra contenere qualche ingenuità, segue l'onda emotiva del racconto senza mai - e questo è il pregio migliore - cadere nella banalità della disperazione rappresentata. Come un bisturi che deve fare il proprio lavoro, che deve avanzare e tagliare senza potersi preoccupare di neint'altro, "Sole Nero" traccia e segue il proprio percorso, con estrema coerenza. Forse manca un po' di ritmo, forse qualche idea di regia in più avrebbe aumentato spessore e coinvolgimento. Ma si capisce bene che l'intento di Giulio Stasi consista soprattutto nella cessione incondizionata del proprio lavoro ai doveri (più che alle necessità) della pagina scritta.
Con queste premesse normalmente mi irriterei e mi stancherei. Ma stavolta non succede affatto.
Seguo il discorso, ascolto le parole. Mi viene voglia di andare a comprare il libro di Montalembert.
Stasi sceglie una frequenza bassa, costante, continua. Anche un po' soporifera, a dire il vero. Ma ci vuole poco a capire che si tratta di una scelta ponderata. Serve a scarnificare, serve a pulire l'osso dal muscolo, senza far male. Anzi: senza dare l'impressione di aver fatto male.

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