giovedì 1 gennaio 2009

intervista ad una giovane attrice (l'impallamento)

Nessun giudizio, da parte mia. Non esplicito, almeno.

Ogni volta che io interpreto un personaggio qualcosa del personaggio rimane in me, anche perché si usano le nostre corde emozionali e si mettono al servizio del personaggio però poi la linea di confine è talmente sottile che molto spesso il personaggio impara qualcosa da te e tu impari qualcosa dal personaggio quindi almeno per quanto mi riguarda ogni giorno sono una persona diversa perché ogni personaggio che acquisisco mi arricchisce; è una grossa palestra anche per il modo di pensare perché spesso ti rimane anche qualche forma mentis che senti affine e la usi. (...) È molto più difficile che un attore di cinema che non ha basi di teatro faccia teatro piuttosto che un attore di teatro faccia cinema; perché l’attore di teatro fa sempre prima a togliere, per un attore di cinema entrare a teatro vuol dire acquisire delle tecniche specifiche, i movimenti sono molto più grandi c’è “l’impallamento”, sai che ti devi spostare altrimenti “impalli” (copri lo spazio in scena) l’altro collega, i tempi… e poi lì è dal vivo e una volta fatta non è che si torna indietro, se capita di sbagliare bisogna anche essere pronti ad inventare qualcosa che metta una toppa all’errore. Anche se l’opinione comune pensa esattamente l’opposto, metti un attore di teatro al cinema e oddio come recita, in realtà l’attore di teatro se è valido ha l’intelligenza di togliere anche se ovviamente deve essere guidato. [da http://fuoriblog.blogspot.com/]

impallàre v.tr. 1 TS giochi, nel biliardo, collocare la propria palla in modo tale che l’avversario non possa colpirla direttamente senza abbattere i birilli o colpire il pallino 2 TS spett., nel gergo televisivo e teatrale, coprire qcn. o qcs. alla vista degli spettatori, con la telecamera o altro supporto tecnico .

Nessun commento: