giovedì 21 gennaio 2010

*Fortunate Eccezioni / "Psicosi delle 4.48"

PSICOSI DELLE 4.48
di Sarah Kane
regia di Roberto Pecchia
musica, luci e scenografia di Roberto Pecchia
con Valeria Belloni e con Alessandro Lutri, Maria Colombini, Fabiola Annunziata e Laura Nanna
visto a San Micheletto (Lucca)
settembre 2009

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E' l'ultima opera teatrale della drammaturga britannica Sarah Kane e risale al 1999.
L'opera non ha espliciti personaggi o indicazioni di scena, dando al testo scritto un aspetto inconsueto per un pezzo destinato alla rappresentazione. Per questo motivo la sua messa in scena può variare molto a seconda delle produzioni.
Il dramma è scritto dal punto di vista di qualcuno con gravi problemi di depressione, un disordine mentale di cui Sarah Kane stessa soffriva ed è organizzato come un lungo monologo.
Dopo aver completato questo testo Sarah Kane tentò il suicidio ma fu immediatamente scoperta e ricoverata in ospedale. A causa di mancanza di personale fu lasciata sola tre ore durante le quali si impiccò con i lacci delle sue stesse scarpe. Morì il 20 febbraio 1999. 4.48 Psychosis fu rappresentato per la prima volta circa dopo un anno e mezzo: il 23 giugno 2000 al Royal Court Theatre.
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Ne abbiamo viste a mazzi, di Psichosys, negli anni passati.

In questa versione, messa su con un certo grado di precisione stilistica dalla compagnia lucchese Fortunate Eccezioni, ci sono troppi ansimi, troppi schiacchiamenti vocali, troppi sguardi da matto.

E' il destino - soprattutto italiano - di questo testo; un testo, occorrerà dirlo, difficile al punto da necessitare ampie e mature riflessioni prima di essere affrontato. E tuttavia non stupisce più che ogni anno, i teatri e le cantine del nostro paese offrano decine e decine di Psychosis.

Immagino che ciò sia motivato dal solito morbo di presunzione che coglie, ormai quasi indistintamente, i teatranti italiani di ogni ordine e grado.

Sia ben chiaro: non ho alcuna intenzione di scagliarmi contro una compagnia di giovani che, peraltro, mi pare abbia lavorato con serietà.
Ma prima o poi bisognerà capire che il problema del teatro e del teatrino italiano non risiede nella scarsa qualità dei risultati; ma in quella dei processi attraverso cui qualsiasi risultato viene tutt'ora perseguito.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bla bla bla